Isoke

Testo poetico nel romanzo AKARA OGUN
Con alcuni versi in nostratico, la prima lingua del genere umano

I wewe we
ti amo nelle tua lingua
e nei giovani tratti del tuo corpo
nelle semplici incertezze del tuo dire
nell'espressione dei tuoi occhi illuminati dai tramonti di un villaggio lontano
con i riti di tuo nonno
che traccia a fuoco sul tuo viso e sul tuo petto
il segno indelebile di una identità.
I wewe we
ti amo nella tua lingua
che nessuno usa per scrivere poesie
che è povera cosa
per dire l'essenziale la famel a povertà il sogno la disperazionee
tutto ciò che ti sei portata dietro senza bisogno di valige o di falsi documenti nel tuo migrare.
Ti amo nella tua lingua
con cui altri ti insultano ti minacciano ti spaventano
perché tu sei qui con quei segni sul viso e sul petto
marchio indelebile della tua schiavitù
che ti rende serva di ognuno e femmina di tutti.
I wewe we
per questo ti amo nella tua linguae
ti racconto una vita diversa
I wewe we
mia Eva nera primate selvatico e tenero
che piange piccole lacrime se non mi capisce,
ma gode con me un piacere eterno
e traccia a fuoco nella mia anima il segno indelebile del nostro amore
e della nostra schiavitù di esseri terreni in viaggio mano nella mano,
una mano ruvida in una mano stanca,alla ricerca di un guado.

Kelha wetei akun khala
Kalay palheka na weta
Sa da akeeja ala
Jako pele tuba were [nota]
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempoessa ci conduce alla dimora dei nostri antenati ma coloro che hanno paura delle acque profonde non potranno mai raggiungerla.
I wewe we.

Tratto dal blog de "La ragazza di Benin city"
Il Progetto "La ragazza di Benin City" è un esempio unico al mondo di riscatto umano, politico, sociale e culturale. Nelle sue articolazioni mette insieme uomini che sono o sono stati clienti di prostitute e donne prevalentemente immigrate che sono o sono state vittime della tratta.

This entry was posted on 2.12.2008 and is filed under . You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response.