Ancora violenza...

Regione Veneto: il movimento per la vita torna all'attacco
Martina Guerrini DA 'IL PAESE DELLE DONNE' 10 gennaio 2008
Vi ricordate il Pdl del 2004 presentato alla Regione Veneto dal Movimento per la Vita? Ci risiamo. Sembra che questa rinnovata minaccia avvenga sull'onda della provocazione di Ferrara: da qualche giorno Udc, AN e Lega hanno chiesto nuovamente che il consiglio regionale calendarizzi al più presto la discussione del Pdl passato per due volte al vaglio delle commissioni.
Naturalmente che questo accada rapidamente come auspicato dalla Triplice Intesa dei Papa-ratzi è tutto da vedere. Il consiglio si riunirà per la prima volta la prossima settimana, ma prima c'è da votare il bilancio. Inoltre, esistono contraddizioni all'interno dei due partiti più mediatizzati del momento: l'ancora per poco "Forza Italia" e il neonato Pd.
Infatti assistiamo tragicamente a uno sconfortante dato (niente affatto imprevedibile, per chi scrive): appena "fondato" il Pd già mostra diverse posizioni rispetto al no univoco dei Ds di un anno fa. Del resto ancora mi chiedo il senso di aver eletto tra le proprie fila la Binetti (occorrerebbe un consulto urgentissimo di psichiatri in gamba per lei e per chi l'ha voluta).
Proprio in occasione del reiterato tentativo di introdurre antiaboristi all'interno dei consultori (perchè di questo si tratta) fu organizzata il 7 ottobre 2006 una risposta dura e refrattaria alla vergognosa operazione fascista del Movimento per la Vita, con una manifestazione a Venezia preparata e sostenuta da donne singole, collettivi femministi veneziani, reti femministe, partiti e sindacati.
Il Pdl prevede nei suoi tre articoli di "regolamentare le iniziative mirate alle informazioni sulle possibili alternative all'aborto" (come chiede del resto quel cinico provocatore guerrafondaio di Ferrara). Tutto ciò prevederebbe non solo la distribuzione di materiale informativo all'interno dei consultori, ma di fatto la scorribanda, le invettive terroristiche e le grida da caccia alle streghe degli antiaboristi all'interno dei consultori, dei reparti di ginecologia e ostetricia, nelle sale d'aspetto e negli atri degli ospedali. L'intento è quello di informare "sui rischi fisici e psichici cui si espone la donna con l'Ivg". Tutto questo, lo ricordo perché suona molto medioevale, in una regione in cui l'85% dei medici è obiettore in tema d'aborto: il Veneto ha quindi il triste primato di essere una tra le regioni con il più alto tasso di "migrazione abortiva". Il rapporto Istat 2006 informa che le donne venete vanno in media dieci volte di più ad abortire fuori regione, contro il resto del Nord-Est.

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