Una giornata da sextoy




(Una giornata da sextoy, 2.14 min., video, 2012)

Ecco che entra. Ricordo che con un uomo l’istante prima di essere penetrata mi mancava il respiro per un secondo. Una sensazione rapida che accompagnava quel gesto: io che lo facevo entrare e lui che entrava. Ho sempre ricollegato quel ‘rimanere senza fiato’ alla penetrazione, ai miei muscoli che pian piano si dilatano, il pene che entra lentamente così da sentirlo tutto. 


Mi dico: “ beh, se non sento questa sensazione ora è normale”. Una penetrazione con un oggetto è tutta un’altra storia e in più sono qui da sola che provo a darmi piacere.

Ma quella sera era lei a penetrarmi. Ecco che entra. Lei lo spinge con delicatezza ed io pronta e tutta bagnata mi concentro lì. E lo sento insinuarsi, pian piano fino in fondo, finché lei non mi guarda e con tono dolce ed eccitato mi dice: “Lo faccio partire?”.
La vibrazione mi inonda tutta, come una marea che sale e sfiorando la nuca si ritrae decisa e composta. Fin dalla prima volta ho pensato che fosse come un massaggio interno, bellissimo, invadente nella sua pienezza. 
Al ritrarsi la marea, scopre il suo viso splendido. Una sirena accomodata sul mio letto che, sicura della saggezza del mare, giocherella con la mia sorte. 
Non era però un gioco d’azzardo quello. Solo un andirivieni regolare che dettava il ritmo di quella sera d’estate. 
Ma non era forse quella regolarità che nascondeva l’inganno? Cosa c’era di naturale in quella marea? Il mio corpo era stimolato da plastica, il suo corpo non danzava col mio, Quel ronzio era una colonna sonora troppo spoglia. Pensai che non avrei potuto abbandonarmi a quell’inganno, ai suoi occhi, al quel piacere. 
Lei così vicina lo intuì subito, si fermò e mi disse “giochiamo un po’, no?”.
Chiusi gli occhi e allontanandomi da quel ronzio, da quella marea, da lei ricordai quei dialoghi infantili interminabili, quel giocare animato e sereno, quel mondo ancora non diviso in due dove tutti hanno una storia e un sentire. Mi dissi, sì perché non giocare, in fondo li chiamano sex toys. Anche loro quando noi non ci siamo hanno una vita. 

This entry was posted on 9.11.2013 and is filed under . You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response.