Paesaggi sessuali: eccitazioni vegetali, frammentazioni e riunificazioni carnali



La domanda: “Ho notato anche che ognuna di noi ha un'idea diversa di sesso. Dove inizia e dove finisce per voi il sesso?” insinuò così i primi dubbi.
Le certezze iniziarono a crollare quando abbiamo cominciato a vedere cose che non capivamo e quando volevamo rappresentarci come irriconoscibili. Eppure i nostri discorsi erano centrati su delle interrogazioni sulla parte genitale e ci accanivamo sulle sue parti cercando precisamente di definire cosa fosse il “sesso femminile”.
Interrogarci sulla possibilità di rappresentazione del sesso femminile non ci faceva rendere conto che, in qualche modo, la risposta era implicita nella domanda. In altre parole l'impostazione della domanda, iscrivendo il nostro sesso in una delle due possibilità esistenti – maschile o femminile – limitava l'orizzonte delle possibili risposte.
La svolta iniziò da una visione in qualche modo aliena, altra: i pomodorini di mare

Mentre stavo facendo sesso con una tipa ho avuto la sensazione di scopare con l'acqua, è stato molto forte e bello. Avevo nella mia testa immagini di pomodorini di mare. Nel mio immaginario sono una cosa particolare perché c'è una diceria secondo la quale non bisogna toccarli altrimenti ti infiammi. Era un momento di contatto bocca sesso e mi veniva in mente il mare, i pomodorini di mare sono vellutati.

Cosa facciamo vedere e cosa ci eccita?

I pomodorini di mare, tra l'altro, hanno iniziato ad interrogarci facendoci problematizzare il concetto stesso di eccitazione. “L'eccitamento – diceva P. – è una cosa abbastanza precisa” ma subito dopo aggiungeva: “cioè non del tutto...”. Cosa ci eccitava? Cercavamo le immagini che noi stesse producevamo o evocavamo a riunione per eccitarci? Cosa era esattamente l'eccitazione?
Concentrarci solo quella non era forse focalizzarsi unicamente su una parte delle nostre vite? Non era concentrarla solo sulle zone genitali mentre ci accorgevamo a poco a poco che in realtà “tutto il corpo gode”? 
Poco a poco ci siamo rese conto che “il tipo di felicità corporea provocata dal nostro materiale è proprio diversa dall'eccitazione classica, come l'avevo sempre pensata ed immaginata prima. Avevo ovviamente già allargato lo specchio del godimento ad altre aree corporee che non fossero solo «genitali» od «orgasmiche», però qui ho proprio sperimentato fisicamente ancora un altro tipo di godimento, che passa in primis dalla vista, ma poi si propaga al corpo e lo rende vivo in modo più globale, con sensazioni molto nuove.”
Abbiamo iniziato a trovare altre parole per descrivere qualcosa di più ampio dell'eccitazione: “Io ho girato quei filmini perché per me sono puro godimento della vista. A me vedere quella cosa mi piace, mi fa godere, non vuol dire che mi viene per forza voglia di masturbarmi. Ecco, se ci fosse lì qualcuno lo bacerei. Io proprio godo in generale: godimento a 360 gradi. Per me è un godimento che non può essere assolutamente ridotto ad un godimento sessuale, lo include, però è un godimento generale, della pelle, della vista. È il godimento di riconoscermi appieno in una visione.” 
Quello che abbiamo cominciato a nominare come godimento della vista permise così di non farci percepire più frammentate, ma con un corpo tutto intero. Si raccontava: “La percezione del mio corpo è cambiata tanto ultimamente: prima lo percepivo quasi suddiviso in compartimenti stagni. Quello che mi ha colpito del testo di Gioiosa marea e in generale del lavoro che stiamo facendo è una riunione del corpo, come se il corpo fosse diventato un tutt’uno di nuovo. Le visioni del testo mi hanno provocato un godimento, mentre prima la mia percezione era: se non c’è eccitazione a livello genitale, non c’è sesso. Ora tutto il corpo gode. Se non percepisci fino in fondo cosa ti piace, fai anche fatica a pensare al piacere in tutto il corpo. La vista è corpo. Ultimamente godo molto con la vista, sarà anche grazie alla primavera.”
Dalla materiale visione allucinata di un pomodoro di mare nasce il video di giojosamarea che è un paesaggio sessuale visionario composto da pomodorini, anemoni, rocce, alghe, acqua salata. Paesaggio perché è una porzione di territorio corporale in cui è imprescindibile il punto di osservazione, il modo in cui viene percepito e vissuto.
Il pomodoro di mare, che quasi sembra un vegetale marino, anche se talvolta poteva collegarsi nelle nostre menti ai nostri sessi lo cominciava a fare in modo altro: non poteva iscriversi nettamente in un sesso già delineato. Uno slittamento che ci ha permesso di avventurarci in terreni nuovi, non ancora percorsi.

This entry was posted on 9.12.2013 and is filed under ,. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response.