Veneto:consultori e legge 194/78 sotto assedio



E’ stata presentata ieri al Consiglio Regionale del Veneto una proposta di legge d’iniziativa popolare, depositata addirittura nel 2004 e dichiarata ammissibile l’anno seguente, che ci riguarda molto da vicino.
Ci riguarda poiché di nuovo si cerca di comprimere oltremisura l’autodeterminazione delle donne, le scelte genitoriali delle coppie, e nuovamente si tenta di sottrarre laicità a strutture pubbliche come i consultori e gli ospedali, procedendo ad una maldestra revisione di una fattispecie, l’interruzione volontaria di gravidanza, già ampiamente regolamentata dalla legge 194/78.
I consultori, la cui presenza e funzione è stabilita – e purtroppo disattesa in quanto siamo molto lontani, nello stesso Veneto, dall’obiettivo stimato in 1 consultorio per ogni 20.000 abitanti dalla legge 34/96, nonché depotenziata da ingenti tagli finanziari- non solo dalla legge 405 del 1975 che li istituisce, ma anche dalla legge 194/78, subiscono l’ennesimo attacco frontale. Sapevamo che la PdL Tarzia nel Lazio e quella di Ferrero nel Piemonte avrebbero fatto da avanguardia per sferrare un colpo ai consultori e all’applicazione, già gravemente compromessa a causa delle altissime percentuali di obiettori di coscienza, della 194 su scala nazionale; ieri ne abbiamo avuto la conferma in Veneto.
Vale la pena dare uno sguardo alla breve relazione che introduce gli articoli della Proposta di legge numero 3 dal titolo “Regolamentare le iniziative mirate all’informazione sulle possibili alternative all’aborto” :
In Italia, con l’entrata in vigore della legge n.194…sono sorti moltissimi movimenti e associazioni che hanno come finalità l’aiuto alle mamme che per le più svariate motivazioni si trovino in difficoltà con l’accettazione della gravidanza…
Innanzitutto vorrei far notare come sia in questo incipit sia nel resto della relazione che introduce gli articoli, ad eccezione di una sola occorrenza, mai venga pronunciata la parola “donna”. La donna, soggetto di diritti non esiste; al suo posto neanche la “madre”, ma la “mamma”. Un ruolo, che peraltro la donna che intende ricorre all’IVG non intende presumibilmente ricoprire, che viene sostituito alla persona.
…in sintonia con i dettami della legge stessa, legge che prevede ogni tentativo di dissuasione alla pratica di interruziona volontaria di gravidanza”In verità la legge 194/78 non prevede “ogni tentativo di dissuasione” da parte dei consultori e delle strutture sanitarie, bensì che i consultori e le strutture socio-sanitarie, come chiaramente esposto nell’articolo 5, forniscano alla donna, anche ricorrendo (possibilità, non dovere) alla collaborazione volontaria di associazioni private (comma d dell’articolo 2), tutte le informazioni e il supporto a lei utili a superare eventuali difficoltà, soprattutto se di natura economica, sociale o familiare, sempre nel “rispetto della dignità e riservatezza della donna” (non della mamma).
Se ci fosse stata l’informazione corretta e doverosa senz’altro avremmo salvato molti bambini e mamme che dopo lo shock dell’intervento si trovano a vivere con fortissimi sensi di colpa
Oltre all’implicita accusa alle strutture sopracitate di non adempiere alla 194/78 omettendo di fornire adeguate informazioni a chi vi si rivolge, in questa frase si torna a mistificare la realtà parlando di mamme e non di donne, di bambini e non di feti. Che l’IVG rappresenti un non meglio specificato “shock” per tutte le donne che ne usufruiscono è personale opinione di chi ha scritto questa relazione, così come che tali donne siano costrette a vivere con “fortissimi” sensi di colpa.
C’è sempre un momento, un luogo, nella storia e nel presente, in cui qualcuno/a si arroga il diritto, o meglio la presunzione di decidere cosa deve fare una donna del suo corpo e cosa dovrà provare dopo averlo fatto. Nello specifico chi redige il documento stabilisce che le donne senza questa proposta di legge certamente sceglieranno inconsapevolmente, eternamente considerate delle minus habens, o delle minorenni nella migliore delle ipotesi, di sottoporsi ad una IVG e di vivere conseguentemente un’esistenza di rimorsi e dolore.
Veniamo ora agli articoli, decisamente disancorati dalla realtà e a mio personale avviso aventi un carattere coercitivo non trascurabile, che si propongo nel Progetto di legge:
Art. 1 – Pubblicità.
1. In ogni consultorio e nei reparti di ginecologia e ostetricia a  finalità informativa deve essere esposto ben in vista il materiale  informativo dei movimenti e delle associazioni legalmente riconosciute  aventi come finalità l’aiuto alle donne in difficoltà orientate  all’interruzione della gravidanza, sui rischi sia fisici che psichici  a cui si espone la donna con l’interruzione di gravidanza e le  possibili alternative all’aborto.
Come stabilisce la legge 194/78 i consultori e le strutture ospedaliere provvederanno discrezionalmente e valutando il caso specifico, a divulgare materiale informativo esterno.
I rischi fisici che una IVG comporta devono ovviamente essere comunicati come quelli di qualsiasi altro intervento, con il consenso informato, procedura che già avviene. Sui rischi psichici non si hanno evidenze scientifiche da poterne fare oggetto di informativa.
A questo ultimo proposito vorrei invece sottolineare che attualmente in Italia non esiste un’informazione capillare e metodica circa i rischi che possono comportare la gravidanza e il parto per la salute della donna. Tantomeno viene applicato il diritto sancito per legge al trattamento antalgico del parto (molte testimonianze, di donne traumatizzate dal dolore del parto e di donne che si sono viste negare l’epidurale potete leggerle qui).
Art. 2 – Divulgazione e informazione.
1. Ai movimenti e/o associazioni di cui all’articolo 1 viene concesso  di espletare il loro servizio di divulgazione e informazione nei  consultori familiari, nei reparti di ginecologia e ostetricia, nelle sale d’aspetto e atri degli ospedali.
La laicità dei consultori e delle strutture ospedaliere non dovrebbe in alcun modo essere contaminata dalla presenza di personale non addetto atto a scoraggiare e a colpevolizzare le donne che intendono ricorrere all’IVG, soprattutto in luoghi sensibili come sale d’aspetto e atri, che dovrebbero ospitare esclusivamente i pazienti, i loro cari, e il personale ospedaliero. Conosciamo poi gli eccessi di alcuni esponenti pro-life che inscenano macabri siparietti muniti di croci cosparse di inquietanti feti di plastica davanti alle strutture ospedaliere pubbliche, e che gridano “assassine” alle donne che intraprendono il percorso della IVG (ci è stato riferito dalla rappresentanza di donne ieri accolta nell’aula del Consiglio Regionale che anche durante la seduta le donne che ricorrono all’IVG sono state definite “assassine”).
Art. 3 – Vigilanza
1. I direttori sanitari delle ASL e delle Aziende ospedaliere devono  vigilare sul rispetto della legge.
2. Saranno previste sanzioni per chi dovesse negare o intralciare  l’operato dei movimenti e/o associazioni di cui all’articolo 1 fino a  revocare la pratica degli interventi di aborto volontario nelle  strutture inadempienti.
 ”


Credo che in quest’ultimo articolo venga sfiorato il ridicolo, nonché l’incostituzionalità: si paventano in sostanza sanzioni (civili? Penali? Amministrative? Disciplinari?) per chi (dirigenti degli ospedali, operatori dei consultori, ginecologi?) dovesse intralciare l’operato dei pro-life, fino ad impedire, in contrasto con la stessa 194/78,  l’erogazione dell’ IVG.
Seguiremo l’iter di questa proposta di legge, e segnaliamo il presidio organizzato da Udi Venezia-Mestre che ha avuto luogo davanti al palazzo della Regione (qui l’evento Facebook).
(Da Femminismo a Sud - di Elisabetta P. Save194 Lazio)


Il testo è stato approvato,
Qui il comunicato di Rifondazione comunista del 19/07/2012

This entry was posted on 7.23.2012 and is filed under . You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response.