La festa lesbo-gay non s'ha da fare

Arena di Verona

Venerdì 11 Luglio 2008

VILLAFRANCA. Per il Comune nella struttura di località Parà mancano
le misure di sicurezza. Annunciato un sit in di protesta per domenica
davanti al municipio
Festa gay, Faccioli dice: «No»
Annullata la manifestazione al circolo Arci Il gruppo Pink di Verona
reagisce e accusa «Giunta omofoba, protesteremo in piazza»
Le carte sono a posto perché proprio in quella sede sono stati fatti
raduni simili
ROBERTO AERE
PORTAVOCE CIRCOLO PINK


Enrico Giardini
La festa gay-lesbo non s´ha da fare, al circolo Arci Kroen in via
Porta, e non si farà. E così eccoti il sit-in di protesta davanti al
municipio. Salta il Sunday Pink Pride, la festa dell´orgoglio
lesbico, transessuale e gay organizzata domenica sera dal Circolo
Pink di Verona. Alla base del no imposto dal Comune, dopo un
intervento degli uffici del commercio, dei vigili urbani e dei
dirigenti, c´è l´impossibilità di attenersi alla norme di sicurezza,
visto il numero di persone che sarebbero convenute al Kroen, e il
fatto che quest´ultimo può ospitare solo eventi per iscritti al
circolo. Questo ha comunicato il Comune al direttore del Kroen,
Romano Dal Colle.
Il Sunday Pink Pride avrebbe previsto un aperitivo-buffet alle 20.30,
con ospiti speciali D-froci-j e lo spettacolo Drag Queens, alle 22.
Star della serata Barbiebubu.it, Miranda e Les Artistes con Lady
Fulvia, Mara Cash e Miss Frutty.
L´ORGOGLIO. Salta tutto, ma il Pink reagisce. Rinuncia alla festa,
«per non mettere in difficoltà un circolo appena aperto e ricattato
dalla Giunta sul prosieguo delle attività», ma non a farsi sentire. E
organizza domenica, dalle 16 alle 23, un sit-in di fronte al palazzo
municipale. «Denunciamo la presa di posizione omofoba e razzista
degna della solita destra che a Villafranca, senza il coraggio di
motivarla politicamente, impedisce la festa del Pride minacciando di
chiudere il circolo privato che l´avrebbe ospitata», dicono Roberto
Aere, Gianni Zardini, Cristina Stevanoni, del Pink, dal municipio di
Verona con il capogruppo consiliare del Pdci Graziano Perini e il
sostegno dell´ex consigliere dei Verdi, Giorgio Bertani.
«Ringraziamo l´Arci Kroen, che ha messo a disposizione i propri spazi
per la riuscita di questa festa», prosegue il Pink, invitando tutte
le associazioni gay, lesbiche e transessuali, movimenti e persone e
unirsi al sit-in «per protestare contro chi limita le libertà
individuali e le discriminazioni messe in atto da istituzioni sempre
più razziste. Non può essere usata una sorta di multa preventiva
verso un gestore che avrebbe ospitato una manifestazione pacifica».
LA LOTTA. Il Pink alza il tiro la protesta. «Dopo Verona e Tosi,
eccoci a Villafranca». L´associazione di «gay, lesbiche, bisessuali,
transessuali, eterossessuali, diritti umani e cittadinanza Verona»
con sede in città, in via Scrimiari, a Veronetta, di fronte al «no»
al Pride, dà al sit-in il senso della ripresa di una lotta cominciata
a Verona esattamente 13 anni fa, il 14 luglio 1995. Da quando, cioè,
il Consiglio comunale scaligero (prima giunta di centrodestra, con
sindaco Michela Sironi) approvò la mozione, la numero 336, che
trattava l´accesso ai servizi forniti dal Comune alle famiglie, e
rigettava la Risoluzione di Strasburgo dichiarando l´omosessualità
contro natura. In base a quella mozione, che parlava solo di coppia-
famiglia-sposata, come ha denunciato per anni il Pink, di fatto «si
scriveva che le persone omosessuali non potevano pretendere gli
stessi diritti delle persone eterossessuali», spiegano Zardini e Aere.
«Tutte le richieste e le norme burocratiche erano state rispettate,
dall´Arci Kroen», aggiungono tornando sul Sunday Pink Pride negato,
«cosa peraltro confortata dal fatto che già altre feste si erano
svolte nelle settimane precedenti e con le stesse modalità, da attori
diversi».
Il Pink ricorda fra l´altro che gli attori Elio Germano ed Elena
Vanni stanno portando in giro per l´Italia un recital, dal titolo
«Verona caput fasci», scritto utilizzando alcune espressioni di
consiglieri comunali scaligeri del 1995, pronunciate durante il
dibattito sulla mozione 336. Come quella del leghista Romano
Bertozzo, secondo cui «i gay, se vogliono dei diritti devono cedere i
loro attributi alla chirurgia», disse in aula, «per la tranquillità
di tutti...bisogna farli capponi».

This entry was posted on 7.11.2008 and is filed under . You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response.