il nostro percorso.doc

Negli incontri con voi è emersa insistentemente una questione: perché Benazir ha deciso di lavorare sulla sessualità?Che peso e significato ha lavorare proprio su questo tema?
La nostra risposta, a posteriori, è che la nostra scelta è di natura politica. La volontà di fare una politica spontanea che proprio nella sua spontaneità racchiude l’autenticità e l’imprevedibilità che caratterizza ogni vero gesto politico. Ma non vogliamo iniziare da qui. Grazie al confronto con un altro collettivo di donne così diverso, abbiamo iniziato a riflettere sulla nostra scelta, sul nostro percorso che per noi prima era “naturale”.
La nostra autocoscienza è stata in qualche modo una cosa naturale, spontanea. E’ iniziata con un’esigenza forte di tutte noi di parlare, confrontarsi su temi che erano, al tempo, dei tabù o comunque difficili da accettare e comunicare. Da qui è nato un percorso complesso con mille sfaccettature che però non si è fermato a quella fase “embrionale” di confidenza/sfogo. Ha preso una sua strada, ed è forse diventata col tempo una cosa più politica. E allora sorge un’altra domanda: perché seguire questa strada?La questione sessualità poteva esaurirsi dopo quel momento iniziale di “sfogo”. Proprio grazie a questo confronto con donne con storie diverse ci siamo convinte della scelta di tipo politico fondamentale del nostro collettivo. Molte sono state le osservazioni fatte: c’è una componente anagrafica (abbiamo iniziato in un momento importante della nostra vita sessuale); ci può essere una componente storica: un ritorno ad una pratica che ha il sapore degli anni 70 proprio perché in qualche modo c’è stato un gap generazionale, e anche se la situazione sociale e politica è profondamente cambiata (basti pensare come è cambiata la situazione dicotomica tra pubblico e privato) c’è evidentemente un’esigenza di confronto profondo tra donne giovani su argomenti così intimi. Crediamo che tutte queste riflessioni siano corrette ma crediamo anche che rimanga indispensabile un lavoro così profondo di autocoscienza proprio perché in ogni secondo viene a rendersi palese il vero problema delle donne in questa società. Un problema che è legato strettamente al corpo. Donna e corpo sono inscindibili, sia nella percezione dell’essere donne (ricordiamo la prima domanda con la quale abbiamo iniziato il nostro percorso e la risposta che ci siamo date: Cosa vuol dire essere donna?Essere un corpo sessuato al femminile.), sia nell’ambito politico e sociale. La donna è corpo da proteggere, minacciare, escludere, emarginare, usare. Da usufruire in qualsiasi modo da parte dell’uomo e ci permettiamo di dire anche dall’immaginario di noi stesse.
La donna-corpo è un soggetto misterioso, che non avendo la ragione (non potendo quindi controllare i suoi impulsi sessuali)deve essere rilegata alla sfera domestica. Quella sfera privata che è al limite (come la stessa figura della donna) tra natura e cultura. La donna-corpo che può (e deve) generare deve avere una sua dimensione a-politica da proteggere perché in realtà preziosa alla sfera pubblica (perché generante di quegli uomini che poi andranno ad agire in quest’ultima sfera, e in quanto avente un potere “liberatorio”rispetto agli uomini-mariti che possono dedicarsi totalmente alla sfera pubblica).
La donna-corpo non ha partecipato alla sfera pubblica per secoli ma ora la situazione è cambiata. La dicotomia pubblico/privato sta crollando col tempo o meglio prendendo una forma distorta e complessa.
La donna partecipa, entra nella sfera pubblica ma rimane un soggetto debole che in tutti gli ambiti deve essere protetta e sostenuta.
Lo vediamo tutti i giorni nei vari provvedimenti politici e sociali. La donna viene vista come debole, come soggetto entrato in un secondo momento nella sfera politica e perciò in qualche modo ancora “mancante”. Basti pensare alle quote rosa o all’istituzione del Ministero per la pari opportunità. Se da una parte la donna è entrata come maschio imperfetto nella sfera pubblica, dall’altro rimane una figura legata, quasi ingabbiata al suo potere generativo. E dunque spuntano, non solo i soliti e grotteschi attacchi e violazioni al corpo femminile (attacchi alla 194, per esempio), ma anche tutti quegli interventi pubblici e non solo per valorizzare la donna intesa come madre o come “figura della cura”. La donna non si stacca mai dal suo corpo, è il suo corpo che entra in una duplice tenaglia. La nostra cultura, costruita e pensata “al maschile” si basa e fonda sull’accesso al corpo di donna. Se da una parte lo minaccia (violenza psicologica,fisica,sessuale), dall’altra parte si erge a protezione di un soggetto debole che pare non riuscire a liberarsi mai da questa condizione di subordinazione. In questa situazione, che prende molte volte risvolti tragici, un lavoro profondo sul corpo è necessario. Corpo che si viene a configurare come sessualità, vissuta, desiderata, immaginata.
Un percorso che nasce e si sviluppa grazie al confronto intimo sulla sessualità ha il potere di “toccare” o perlomeno cogliere il vero nodo della questione femminile. Questione che emerge dalla consapevolezza del proprio corpo, dall’immaginario creato da noi stesse o assorbito inconsciamente. Coscienza di sé e della possibile analisi della condizione femminile fatta attraverso un lavoro su qualcosa ritenuto sempre così intimo e privato e per cui non discutibile o politico. Nel sesso praticato da ognuna di noi vivono e vengono a svilupparsi dinamiche di relazione, di potere e scambio che possono essere il punto di partenza di un lavoro politico di genere. Superato il primo momento di sfogo e di liberazione da certi tabù si passa all’analisi, alla problematizzazione di quegli aspetti quotidiani della vita di una donna che sembrano così poco percepibili (e dunque così poco politici) proprio perché invisibili.
Crediamo che, grazie ad un lavoro di comunicazione e condivisione della dimensione sessuale di ognuna di noi, si possa veramente conciliare un lavoro personale e contemporaneamente collettivo che prende una forma politica forte. Politica delle relazioni, della consapevolezza e del conflitto. Prendere coscienza del proprio corpo attraverso la propria esperienza e dimensione sessuale permette di decostruirsi interiormente, mettere in crisi la propria identità (non solo sessuale)e le proprie relazioni. Troppo spesso assistiamo alla subordinazione della donna che in un certo senso parte dalla vita sessuale. Subordinazione dettata dall’ inesperienza, dall’ignoranza, dalla poca coscienza di sé, del proprio sesso e del proprio desiderio.

This entry was posted on 4.24.2008 and is filed under . You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response.